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onore agli ultimi

onore agli ultimi
ai resistenti
ai vincitori di domani.

Nel suo amore. Ventidue poesie

me

Ci sono solo due Muse nella mia vita, la terza mi abita accanto ed è Alda Merini ed una sola e unica Regina.

Franca Rame Project Milano

Franca Rame Project Milano 15 Giugno 2013 ore 21,00 presso Officina dei Beni Comuni via Arbe 50 – ingresso a sottoscrizione libera – foto manifesto dello spettacolo Lo stupro di Franca Rame in Inghilterra –

materiale spettacolo denuncia

parte I storico-politica-sociale ( dagl’anni 70′ ad oggi)

Perché il processo di Pier Paolo Pasolini da Lettere Luterane 1975

Pum, pum! Chi è? La polizia di Dario Fo (audio)

Lo stupro monologo di Franca Rame (audio-video)

Denuncia del potere che colpì Franca Rame e Dario Fo ( potere presente ancora oggi e riprodottosi)

materiale d’inchiesta e denuncia

dal governo Giulio Andreotti II del 1973 sino a Silvio Berlusconi
dalla strategia della tensione, anni di piombo, il potere degl’anni 70′ e il potere oggi.

la situazione politica, sociale, culturale attuale: crisi, suicidi per mancanza di lavoro, disocuppazione, giovani, decadenza culturale, cervelli e talenti in fuga, mafia, mancanza di merito, scuola, università. Dalla mala politica del passato passando per gli anni 70 ad oggi.

parte II donne e attualità

la situazione attuale delle donne in Italia: dalle affermazioni del procuratore di Bergamo ” donne non uscite da sole la sera” al prete di Lerici : ” femminicidio colpa delle donne” – ” Donne e il femminicidio facciano sana autocritica. Quante volte provocano?“ Don Piero Corsi –

– Donne violenza, chiesa, lavoro, disoccupazione, maternità, diritti, 194.

– La mamma fricchettona di Franca Rame da Tutta casa letto e chiesa (video)

Le tre Caine

E l’angelo disse:
sono venuto qui
per strapparvi
dalla vostra terra
dai vostri figli
dalle vostre case
poiché avete scelto
il buio, non avrete
luce, poiché avete
scelto il male
vi sarà negato
ogni bene.

Io sono l’angelo dei buoni, degli umili e dei giusti, sono venuto con la spada
a dividervi dalla vostra gente, sono venuto a portarvi via dalle vostre case, dai vostri beni, dai vostri figli.
 
Sono venuto con la spada.
 
Perché ciò che avete tolto vi sarà tolto, ciò che avete compiuto sarà su di voi compiuto.
 
Voi siete le erinni, le brute, le traditrici.
 
La rovina che avete portato sarà la vostra rovina. Soffrirete l’insuccesso perché per la vostra bramosia di successo avete agito con cattiva fede e miseria.
 
Avete voluto dividere e sarete voi stesse dai vostri cari divise.
Avete umiliato pubblicamente e sarete voi stesse umiliate pubblicamente.
Avete tradito e sarete a vostra volta tradite.
Avete voluto portare scompiglio e instabilità nella vita altrui e la vostra stessa vita sarà instabile e perseguitata dallo scompiglio.
Avete mentito e sarete voi stesse oggetto di menzogna.
Avete sfruttato l’uomo o l’amico e per questo sarete sfruttate.
Avete infamato e odiato il fratello e la sorella che vi davano aiuto
così voi non sarete aiutate, ma infamate ed odiate.
Avete offeso chi vi ha amato e per questo sareste offese da chi vi ama.
Avete circuito i sentimenti altrui, così i vostri sentimenti saranno circuiti.
Non avete dato sincerità a chi la chiedeva, a voi non sarà data sincerità.
Avete usato e sarete usate.
Avete agito con cattiveria agiranno su di voi con cattiveria.
Avete invidiato e recato danno, sarete voi stesse dannate e soggette a danno.
Non avete avuto cuori limpidi e chiari, riceverete quindi sporcizia.
Non siete state gentili con chi lo è stato con voi, riceverete la stessa scortesia ed ignoranza.
Avete accusato l’amore, sarete dall’amore accusate.
Avete causato infelicità, sarete voi le infelici.
Avete aggredito, urlato, intimorito l’altro, anche voi sarete intimorite e aggredite.
Avete diviso così anche voi sarete divise.
Avete prevaricato sarete anche voi prevaricate.
Avete detto il falso, così il falso sarà detto su di voi.

 

Voi siete le erinni, le brute e le traditrici
ciò che avete compiuto sarà su di voi compiuto.

 

 

Questo avverrà nel giorno stabilito,
poiché io sono l’angelo
dei buoni, degli umili e dei giusti
questo sarà fatto su di voi
quando io alzerò questa spada.

 

 

 

8 Marzo: Franca Rame Project

http://www.connessioniletterarie.it/wordpress/8-marzo-franca-rame-project/#more-2474

8 marzo 2013: l’ennesima occasione per celebrare la festa della donna. Contenti i fiorai, contenti i pasticceri, contenti gli organizzatori di eventi e serate a tema. È la festa della donna. Ma di quale donna? Quella che lavora negli uffici al fianco degli uomini, senza averne nei fatti, nella sostanza e nell’ombra ancora gli stessi diritti? Quella che riassetta la casa, invisibile, per meriti, alla società e alla sua stessa famiglia? Quella che mette al mondo i figli di un amore che, quando potrà, dimenticherà di essere stato tale e alzerà la sua mano per colpirla a morte? Quelle che scrivono versi, che ballano, che recitano, che dipingono, che studiano per mettere a servizio degli altri la propria intelligenza e che dovranno faticare il doppio per far sì che dietro l’avvenenza sia riconosciuta una capacità? La madre. La casalinga. La figlia. La moglie. L’amante. La collega. Quante maschere per l’essere umano che è l’altra metà del cielo, l’altra metà del mondo, l’altra metà della vita.

Davanti a queste maschere i fantasmi dell’inconscio maschile, i secoli di storia scritta dagli uomini, una storia che di fronte ai movimenti femministi del primo Novecento, che hanno avuto parte attiva nelle lotte sociali portate avanti dai partiti socialisti, ha chinato la testa e ha accettato l’istituzione di una giornata dedicata alla memoria delle conquiste sociali, politiche, economiche delle donne. Conquiste. Già. Eppure una conquista per definizione stessa comporterebbe il possesso di quello che si è conquistato. Soprattutto, chi conquista dovrebbe poi avere il rispetto della controparte a cui ha strappato il possesso di qualche cosa per meriti dimostrati sul campo. E questo non è il caso delle donne. Alle donne gli uomini, per convenienza, hanno concesso il voto, il divorzio, l’aborto, l’abrogazione del matrimonio riparatore. Passano per queste leggi le fasi dell’emancipazione femminile, leggi scritte dagli uomini per uomini forse stanchi di certe convenzioni. Non per le donne, non per il rispetto di una riconosciuta femminilità. Non saremmo qui. Non saremmo a riempire le nostre pagine di cronaca ogni tre giorni con una donna che subisce violenza.

Ancora la nostra aria ha l’odore di Dafne assediata da Apollo, delle Sabine rapite dai Romani, di Lucrezia violata da Tarquinio, di Artemisia stuprata da Agostino (Artemisia Gentileschi e Agostino Tassi, pittori del XVII secolo), di Franca Viola sequestrata e violentata per più giorni da Filippo Melodia, di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez sequestrate e torturate da Giovanni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira (episodio tragicamente ricordato come il massacro del Circeo), degli stupri delle donne bosniache tra il 1991 e 1995. Ma soprattutto la nostra storia di italiani ha ancora l’odore di quello che fu definito lo “stupro di Stato”, perpetrato nei confronti di Franca Rame, aggredita il 9 marzo del 1973 da 5 neofascisti, nell’ambito di un’azione studiata dai carabinieri con lo scopo di intimidire la donna che in quegli anni svolgeva attività per “Soccorso rosso” in favore dei carcerati.

La violenza descritta dall’attrice nel 1975 attraverso il monologo “Lo stupro”, racconta il dramma di ieri e purtroppo le tragedie di oggi. Connessioni letterarie vorrebbe allora trovare un suo modo per ricordare le donne, invitando i suoi lettori non solo a partecipare al “Franca Rame project”, che si terrà venerdì 8 marzo – a cura di Dale Zaccaria con la collaborazione di Gualtiero Alunni, di Radio città aperta e di altri movimenti romani, presso la sede del consiglio metropolitano di Roma in via Giolitti 231 – ma anche a condividere sulle proprie bacheche facebook, nel giorno del 9 marzo, affinché la memoria si faccia denuncia, quanto detto da Franca Rame:

Quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di se stesse, di avere dignità. Sempre…

Franca Rame Project: un momento in cui il teatro sceglie di farsi riflessione, denuncia, progettualità per sostenere le associazioni che operano a tutela delle donne. Ne parliamo con Dale Zaccaria.

Che cos’è e come è nato il “Franca Rame Project 8 marzo”?

Lo spettacolo è nato più di un anno fa e già da tempo è stato portato in vari luoghi e città oltre che a Roma. È stato portato a Genova e in Puglia, a Trani, e sono stati raccolti e donati in queste due occasioni soldi per i centri-antiviolenza, quello di Genova, il centro antiviolenza Mascherona, e a Trani il centro Save. Lo spettacolo io lo definisco uno spettacolo denuncia in quanto è una commistione tra giornalismo d’inchiesta e brani audio e video del teatro di Franca Rame e Dario Fo. Il Franca Rame Project ogni volta è diverso, e questo grazie anche alla ricchissima arte dei Maestri Fo/Rame. C’è attraverso di loro la possibilità di creare ogni volta uno spettacolo nuovo con un abito diverso, ma alla base diciamo che resta sempre la denuncia della violenza sulle donne e in particolare quella compiuta in maniera ignobile su Franca.

Quali sono i tempi dello spettacolo? Vi proponete come obiettivi la denuncia, la memoria storica e la lotta: in che modo?

È uno spettacolo auto-prodotto che riesce a vivere grazie all’impegno di tutte quelle realtà che lo accolgono, da scuole a centri anti-violenza, a locali che possono essere un teatro o un circolo, in questo modo si crea un circuito di persone che ogni volta lavora affinché lo spettacolo possa prendere vita. Ho trovato tanto amore, tanta collaborazione in questo anno. I casi di persone che magari hanno disturbato più per egoismi e piccolezze personali sono stati rari per fortuna. Gli obiettivi sono sia la denuncia, sia la memoria storica che la lotta. Mi spiego meglio: intento dello spettacolo è quello di informare e ricordare, informare soprattutto le nuove generazioni che sono quelle più disinformate rispetto agli anni che vanno dal 1969 al 1980 e che vedono stragi, tentativi di golpe, la cosiddetta strategia della tensione, in questo clima si sviluppò l’atto, lo ripeto ignobile a Franca, con la responsabilità di apparati statali; tenere viva la memoria storica, denunciare attraverso la violenza subita da Franca tutte le violenze sulle donne. Si lavora affinché una verità, un pezzo di verità della storia d’Italia sia resa nota. Non esiste un tempo per questo spettacolo, mi sono detta, finché avrò forza di portarlo avanti, non solo per il grande amore che porto a Franca, ma per una coscienza civile che possa essere sempre più viva e più forte.

Non andrà in scena per la prima volta 8 marzo 2013. Ci sono state altre occasioni per proporre al pubblico questo spettacolo. Qual è stato il feedback ricevuto?

No, è un anno che è, come dire, “in scena”. Le occasioni, come detto sopra sono state varie, anche in luoghi diversi, grazie soprattutto all’impegno delle persone che l’hanno voluto nelle loro città. Il feedback ricevuto è positivo soprattutto da parte dei giovani, e poi succede che durante gli spettacoli mi si avvicinano donne, alla fine, che mi raccontano delle violenze subite, trovano forza e coraggio, e in quel momento capisco quanto sia importante continuare anche per loro.

Verrebbe da chiedersi, venendo da secoli di cultura “androcentrica”, che cosa manchi alle donne. In realtà il quesito è un altro: che cosa manca agli uomini per amare le donne?

Personalmente ritengo che solo i poeti, intendo quelli veri, possano amare profondamente una donna, perché amano la poesia che è donna anche lei. Ma diciamo che l’uomo, il maschile, risente di una cultura cattolica maschilista e macista secolare. Ci sono dei retaggi così atavici e antichi che non si buttano giù in un decennio, ma neanche in un secolo. Ma la cosa più grave e agghiacciante non è cosa manca agli uomini per amare le donne, ma perché tante donne amano uomini che le offendono, tradiscono e umiliano. Ecco, la riflessione da fare è perché le donne non si ribellano. Accettano di subire di tutto. Questo lo trovo intollerabile. Credo che la prima grande responsabilità parta proprio dalle donne, e ancora più grave, anche che le donne sono poco solidali tra loro, una categoria che io definisco “le meschine” ovvero le donne che sono contro se stesse. C’è da lavorare tanto, molto, e ancora. E non solo attraverso forme politiche sociali e culturali, ma attraverso “visioni”. E Franca Rame e Dario Fo insegnano.

La “questione femminile”, l’emancipazione delle donne è solo una virgola nello spazio temporale che unisce l’uomo primitivo a quello d’oggi. È drammaticamente evidente che tanti ancora saranno i sacrifici, i martiri delle donne. In questa ottica quale dovrà essere, a suo parere, il contributo della nostra generazione?

Verità innanzitutto, ricerca della verità e poi senso profondo della giustizia e infine libertà. Dobbiamo esigere una società migliore, giusta, meritocratica. Dobbiamo combattere ogni cultura mafiosa, dobbiamo guardare ai sacrifici di uomini e di donne della nostra storia, come se fossero dei ponti per condurci in un luogo che rappresentino un modello ideale, non dobbiamo perdere mai ideali e sogni, dobbiamo combattere, con la parola, con l’arte, con intelligenza. E dobbiamo riportare le donne, noi donne al centro del mondo, perché lo siamo, siamo creatrici, diamo la vita, gli uomini sono figli nostri, e come generazione dobbiamo lavorare a una cultura del rispetto e dell’amore, soprattutto nei confronti della sfera femminile.

Chiudiamo sempre le nostre interviste con due domande, che ci sembrano ancora più importanti in questo contesto.

La frase che le è piaciuto di più scrivere, leggere, recitare o sentire.

Ce ne sono tante. Ma una che in maniera particolare sento è di una grande poetessa, Alda Merini: “La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non hanno ancora capito che non vivremo in eterno”.

Un messaggio per i lettori di Connessioni letterarie…

Di non perdere mai la poesia, di lottare anche attraverso la scrittura, la lettura, le arti, per un mondo pulito e migliore. E di restare sempre in ascolto dei Maestri, quelli passati, come Pasolini e quelli che ancora abbiamo come Dario Fo e Franca Rame, perché i maestri ci parlano, ci indicano la strada.

Maria Mancusi

speciale su radio città aperta

venerdì 8 marzo 2013 speciale su radio città aperta  franca rame project, memoria storica, lotte, donne e denuncia.
www.radiocittaaperta.it

Le soavi e le meschine

“Triste la vita delle meschine costrette ad essere distrutte dal peso, dalle prove dell’immenso. Un’ infelicità dello spirito che le marchia tutte , mentre le soavi cantano, mentre il rosa si fa così lontano impossibile ed eterno.”

Le soavi e le meschine

Le soavi e le meschine

La bellezza non ha paura della miseria
ma è la miseria a temere la bellezza.

Si era tinta i capelli e tolta le erbacce dalle gambe, aveva tradito suo marito in punto di morte e tirato in aria un aquilone. La vita non le pareva più la stessa da quel momento, lei non era più la stessa da quel momento. L’amante aveva issato vele nel mare, solcava oceani di disprezzo e solitudine, passava da letto a donna, dalle più belle alle più brutte, chiedeva soldi, cercava perdoni, prestava la sua ira da maschio, i suoi ruggiti d’amore, a dannate, a femmine di poca cosa di poco conto. Lei lo accompagnava in questo viaggio, era amica e nemica dell’una e dell’altra, non faceva più il pane in casa, non impastava sogni e desideri con quell’eleganza che una volta l’avevano vista signora, era diventata troppo povera per usare ingredienti d’amore, usava il suo denaro, usava il piccolo potere del suo stato, usava i suoi salotti, la polvere che si faceva sempre più spessa con il passare del tempo, non scriveva più come le aveva insegnato suo marito, ma piangeva e rideva, faceva di tutta quella povertà un fatto pubblico, ufficiale: la disperazione, l’infelicità, la noia, erano oramai un fatto pubblico e ufficiale. Accanto a lei intorno a lei si facevano largo le meschine, l’aiutavano a non ascoltarsi, a non guardarsi, eppure suo marito le ricordava ogni giorno dell’anno, un preciso giorno dell’anno, com’erano belle le soavi, le soavi che cantano all’inizio di tutte le notti di Marzo, che ti guardano dai cieli alti, e lei povera laggiù nel suo vecchio salotto, a volte ne percepiva l’eco, ma faceva finta di non ascoltarlo, rideva e piangeva, mentre una giovane fattucchiera, dall’aria così grigia non proponeva filtri di sogno e speranza, ma tavole di nessuna scrittura , eppure tutto serviva a lei di quel salotto, di quel piccolo stato, a lei in particolare, più che alle altre. Tentava in ogni modo di affermare una bellezza che non possedeva, uno spirito e una poesia che non aveva, solo tra le meschine poteva avere un appoggio momentaneo, una solidarietà indifferente, perché nessuna delle meschine aveva amicizia compassione dell’altra, chi portava calze rotte in scarpe d’oro, chi faceva prove militari con vesti da gran donna, chi non riusciva neanche a camminare per quanto fosse pesante il peso del proprio corpo, del proprio cuore arido, chi scriveva e ingiuriava poi l’una in mancanza dell’altra, chi si faceva attrice e non parlava ma aggrediva un pubblico assente, chi da un isola senza arance dopo aver scritto un libretto negl’anni passati lanciava anatemi senza luce e colore, da giornali a vuote parole, che cadevano indifferenti nel silenzio della gente, e poi la fattucchiera ancora, in cerca di successo e affermazione, che vorrebbe fare il buon teatro, la drammaturga senza atti scene quinte o bozzetti di costume, e chi era così niente al mondo, che il mondo nemmeno si accorgeva della sua esistenza.Le meschine che non amano le donne perché le prime nemiche sono proprio sé stesse, in tributi pubblici, sceneggiate fuori porta, premi ricevuti a sostegno della loro poca misericordia per l’umanità.
E le soavi invece così nude e lontane per restare laggiù, per vivere in basso, per essere vestite e truccate, con la piega pronta tra le gambe, i tacchi alti sotto il mento, il rossetto al posto della mente per stati e salotti con quella amoralità da occasione e convenienza che distingueva da sempre le meschine, coltivavano distese e campi di senso, nutrivano il colore rosa delle cose, disinteressate ai fatti umani, provavano ogni giorno il rosa che era del loro canto, che la più soave tra tutte, aveva messo lì, al centro del cielo, al centro del mondo. Era un rosa come certi dipinti, un rosa che non tendeva mai al viola, un rosa netto, il rosa che possiedono solo le rose, che è intenso e inafferrabile come l’andare dell’ acqua. Le meschine non potevano neanche immaginarne la forma e il sapore, le loro lingue erano troppo prese dal chiacchiericcio, dallo sparlare di tutti, anche di loro stesse. Appena una di loro si allontanava ecco che le lingue si allungavano, limavano, contorcevano tra di loro. La fattucchiera che pensava di poter vedere tutto, era la prima che colpivano dietro le spalle, l’ applaudivano con fissi sorrisi, privi di qualsiasi gioia, e l’ uccidevano ogni volta che si voltava.
Intanto il salotto si vuotava e si riempiva e poi si vuotava nuovamente, lei si tingeva di un altro colore i capelli, accompagnava l’amante a issare nuove vele, per nuovi viaggi di disperazione e solitudine. L’insegnante che poteva avere un viso soave, una vita soave, un lavoro soave, era in verità la più brutta delle meschine, la più insignificante. Con una voce stridula, una r che si accavallava tra la lingua, un r carica d’invidia per quei cieli alti che nemmeno poteva toccare, ne intravedeva solo appena il colore, che non era l’azzurro, ma appunto quel rosa, quel rosa che ogni volta per lei era solo un carico di fatica, di fatica umana e mortale e allora tentava di alleggerirlo, radunava le meschine, e una volta radunate, nessuna di tutte loro, poteva sopperire al peso di quell’ immenso, quell’immenso che provavano tra note e storie le soavi, ogni volta ne venivano schiacciate e distrutte. Alcuni dicono che è proprio quel peso a tenerle sempre in basso, a darle lunga vita, in quella condizione. A non avere mariti, a non avere amori, a non avere nulla. E quel nulla si somma alla polvere del salotto, al piccolo stato, a quel potere con cui lei cambia ogni volta colore di capelli.
Triste la vita delle meschine costrette ad essere distrutte dal peso, dalle prove dell’immenso. Un’ infelicità dello spirito che le marchia tutte , mentre le soavi cantano, mentre il rosa si fa così lontano impossibile ed eterno.

Franca Rame Project Roma 8 Marzo 2013


Franca Rame Project 8 Marzo 2013

Franca Rame alla palazzina liberty di Milano sede negl’anni 70′ del collettivo teatrale La comune di Dario Fo per i loro spettacoli teatrali.

spettacolo-denuncia materiale

“Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di se stesse, di avere dignità. Sempre. Ripensando alla mia vita non ho mai permesso che mi si mancasse di rispetto”
Franca Rame

Incipit: Frase di Franca “ Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne (…)”dall’ intervista Questo 8 Marzo (2012)
Poesia Diciotto stelle le contarono + audio storia di una cosa canzone politica anni 70’

– Significato storico dell’8 Marzo
– 8 Marzo 1973 – 8 Marzo 2013 cosa è cambiato? Situazione femminile ieri e oggi
– Condizione della donna oggi: leggi, lavoro, tv, politica, chiesa, violenza
– 8 Marzo negl’anni 70 documento video delle lotte e delle manifestazioni delle donne
– Impegno politico e artistico di Franca Rame negl’anni 70 ad oggi: Soccorso Rosso – Movimento Femminista – Lotte a favore degli operai nelle fabbriche – 1972 spettacolo Fedayn durante gli spettacoli Franca invita il pubblico a donare medicinale, indumenti ecc. da inviare nei campi profughi libanesi che vengono settimanalmente spedite. Gli incassi delle serate vengono devoluti alla Resistenza palestinese al Fronte Popolare democratico ( e altro materiale dalla biografia ufficiale di Franca Rame e Dario Fo) intervento di Franca Rame in senato sulla base dal Molin Vicenza – Appello contro le guerre di Franca Rame –
– Audio Pum Pum! Chi è la polizia? (la stampa)
– 9 Marzo 1973 Audio Lo stupro
– denuncia del potere che colpì Franca e Dario
– Battaglie politiche e artistiche di Franca Rame
– Video da Tutta casa letto e chiesa: la sposina, l’ingegnere, la bambolina di pezza (abbiamo tutte la stessa storia)

Chiusa: Frase di Franca “ Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne (…)”dall’ intervista Questo 8 Marzo (2012)
Poesia Diciotto stelle le contarono + audio storia di una cosa canzone politica anni 70’

parte del materiale

Da Clara a Rosa il giorno di festa e di lotta 8 Marzo
Il woman ‘s day negli stati uniti 1908 1909
La conferenza di Copenaghen 1910
Le donne entrano in scena dalle suffragette alle femministe di Annie Goldman Giunti editore
Legge 194 del 1978
Legge sul divorzio 1970 Fortuna Baslini
Legge Maternità e nuove disposizioni
I diritti delle donne nella nuova EU materiale
Non è un paese per donne e dati Istat Italia
Legge Tarzia regione Lazio
Le donne in Europa Analisi della situazione femminile nei paesi ITALIA, FRANCIA, GERMANIA, REGNO UNITO Institut de la statistique du Québec 200, chemin Sainte-Foy Québec (Québec)
L’occupazione femminile: il ritardo dell’Italia rispetto all’Europa Dipartimento politiche europee
La condizione delle donne: fatti e cifre :Una pubblicazione della Regione Toscana in occasione del Meeting di San Rossore I Bambini, le Donne. Affermare i diritti, esaltare i talenti, avanzare nell’agenda del millennio, 19-20 luglio 2007
Donna e diritti umani report vario
La condizione delle donne sole in Europa Jane Miller Centro per l’analisi della politica sociale Università di Bath
I DIRITTI DELLE DONNE E L AMPLIAMENTO DELL UNIONE EUROPEA Atti Parlamento Europeo

Pensiero Attivo

“Il difficile non è scriverla la poesia, quanto trovarla, mantenerla, farla vivere nei propri occhi, nel proprio cuore, nella propria vita” Dale Zaccaria

“L’oppressore non sarebbe così potente se non trovasse fedeli collaboratrici tra le oppresse” Simone de Beauvoir

“Ho imparato due cose importanti che dovrebbero essere ancora basilari nel mondo dello spettacolo e nella vita: la dignità e il rispetto di se stessi e degli altri” Franca Rame

“In Italia c’è il mancato riconoscimento del merito, il fatto che se hai talento ti ostacolano. Il talento diventa un elemento che va a rompere gli equilibri di mediocrità e compromesso di un sistema clientelare, dove la parola conoscenza equivale a raccomandazione” Dale Zaccaria

“Una società sana premia il merito, punisce i mascalzoni e investe nell’istruzione ” Milena Gabanelli

Partnership Libreria Amica: LIBRERIA ANTIGONE DI MILANO: Nata a giugno 2016, la libreria Antigone è specializzata in tematiche Lgbtqi+ femminismi e studi di genere. Un piccolo luogo di ritrovo con un grande intento: fornire strumenti per capire, educare, crescere.