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Il difficile non è scriverla la poesia

DALE ZACCARIA I CAMALIONI

“Il difficile non è scriverla la poesia, quanto trovarla, mantenerla, farla vivere nei propri occhi, nel proprio cuore, nella propria vita”. Dale Zaccaria

Dipinto I Camalioni

Breve analisi della condizione femminile in Italia: lo stigma della “ragazza madre”. Ma in Islanda le madri single sono la normalità.

DIPINTO I CAMALIONI

Breve analisi della condizione femminile in Italia: lo stigma della “ ragazza madre”.
Ma in Islanda le madri single sono la normalità.

di DALE ZACCARIA

CONSIDERAZIONI E PREMESSE

Marchiate fin dalla nascita, le donne, senza altre possibilità di scelta, si trovano a perpetuare il patriarcato attraverso il cognome maschile dei padri. Tutte, nessuna esclusa, nascono e vivono con il titolo imposto dall’etero-patriarcato. Le meno libere, le piu’ condizionate, tendono ad acquisire il doppio titolo del padre-marito. La loro identità non solo anagrafica, ma anche culturale e sociale, si rafforza nel doppio cognome, annullando completamente qualsiasi sviluppo di sé in quanto essere femminile, l’unica autodeterminazione possibile si realizza attraverso il potere maschile paterno e coniugale. Mantenendo anche solo l’appellativo dovuto all’unione coniugale come dice Simone De Beauvoir, già nel matrimonio stesso ” la donna diventa una vassalla”

Leggiamo ne Il secondo sesso: ” il matrimonio è il destino imposto per tradizione alla donna dalla società. Con il matrimonio la donna prende il suo nome ( dell’uomo/marito) è associata al suo culto, integrata alla sua classe, al suo ambiente, appartiene alla sua famiglia, diventa la sua “metà”. Con il matrimonio la donna diventa sua vassalla.”

Il cognome imposto dal patriarcato alle donne, le relega sin dalla nascita, a un compito doveroso, sono portatrici inconsapevoli e già scelte, del continuum patriarcale. Nulla può valere la scelta di un doppio cognome, ovvero quello materno, perché la linea materna, matriarcale è stata soppiantata da secoli, millenni, annullata, cancellata, dal Dio-Padre.

Le donne non solo acquisiscono senza scelta tutti i valori e le imposizioni patriarcali sin dalla nascita, ma anche il loro destino è già tracciato da tutti i vantaggi o svantaggi sociali propri delle famiglie in cui nascono, è il potere del Pater che influenzerà nel bene o nel male la vita delle figlie femmine. Essere figlia di un operaio o di un uomo facoltoso e di prestigio determina due sorti diverse.

Le regole e le imposizioni maschili sono state pensate senza poter dare via di fuga alle donne. Dal cognome paterno, a quello coniugale, al matrimonio, alla maternità, la donna, il femminile, non potrà mai realizzarsi autonomamente e in maniera indipendente, ma soltanto attraverso la relazione con il maschile. E’ l’uomo, il maschio che crea e detta le leggi, da sempre, il corpus femminile non può che eseguirle e con più o meno consapevolezza perpetuarle.

Per quanto le società contemporanee si mescolino di nuove libertà, l’emancipazione vera della donna almeno in Italia è una strada ancora tutta da costruire e da percorrere. Paese culturalmente arretrato e vecchio, è la donna stessa poco consapevole, della propria identità, come dello spazio che deve ancora conquistare per autodeterminarsi in maniera libera e indipendente.

Relegata e subalterna al maschile, si ritrova anche da un punto di vista politico a invischiarsi in ruoli di potere concessi non in qualità di Regina ma di ancella, sempre la Beauvoir” Non so bene cosa faranno le donne elette negli organi istituzionali se non essere delle donne-alibi, anche lì.” Lavorativamente mai a capo, ma braccio scelto dal datore di turno, sia esso un uomo pubblico, di successo, sia esso l’uomo comune. La subalternità delle donne in Italia è così evidente e palese, che le guerre intestine tra donne , sono il risultato forte di quanta incoscienza e inconsapevolezza e anche stupidità regni tra loro. Pronte ad annientare l’altra, ma mai pronte a unirsi in maniera determinata per cambiare il proprio stato di podestà al masculum potentia.

Ovviamente qualsiasi cambio culturale non può che passare da una presa di coscienza. E in Italia ciò che manca oltre ad un’ unione compatta femminile è proprio la presa di coscienza collettiva delle donne. Corrose anche da quella modernità liquida individualista e capitalista. Tenendo conto che il capitalismo non è che un’ evoluzione distruttiva e coloniale del patriarcato. Perché è sempre questo Potere a dettare le leggi del mercato, come a regolare e a modellare i corpi e le scelte delle donne.

Ma se in Italia viviamo in un sistema così arretrato, poco più a nord, in Islanda, è la legge delle donne che conquista parità e libertà. Dalla parità di genere, a quella lavorativa e politica, l’Islanda non è solo l’isola delle Signore o una delle poche realtà felici femministe, è anche il paese dove essere una ragazza madre o una donna single con figli è la normalità. “ Un segno di questo egualitarismo è l’atteggiamento islandese verso la maternità, sostenuta da ampi aiuti statali, come nove mesi di congedo retribuito (sia per le donne sia per gli uomini), e da scuole a prezzi accessibili. Forse anche per questo l’Islanda registra il più alto tasso di nascite fuori dal matrimonio al mondo: i due terzi dei bambini nascono da donne non sposate.“ (1)

LO STIGMA DELLA RAGAZZA MADRE

Lo stigma della “ragazza madre” proprio dei paesi meno sviluppati come l’Italia e oggi ancora presente in molte altre Nazioni, pensiamo solo alla Tunisia è un chiaro dispositivo patriarcale. E’ il rifiuto dell’uomo che determina lo scarto sociale della donna e della madre. E’ il mancato riconoscimento dell’Istituzione maschile che la marchia. E in questo le donne si sentono chiare vittime rifiutate, perché anche la loro maternità deve passare dal riconoscimento maschile. Oggi in Italia da esperienza diretta ho sentito giovani donne dire “ io un figlio senza un uomo non lo faccio” ed è qui che a mio parere il nostro Paese si palesa in tutta la sua arretratezza culturale e sociale, ed è qui a mio parere che la donna italiana è molto piu’ corresponsabile della sua situazione in quanto ancora troppo immatura, poco libera e consapevole. Già Simone de Beauvoir nel Secondo Sesso diceva “ una donna già matura e indipendente può volere un figlio che appartenga solo a lei. Mentre la donna infantile e timida avrà il bisogno urgente di avere un appoggio maschile.”

La ragazza-madre agli occhi della società è stata sempre considerata con vergogna, come i figli nati fuori dal matrimonio, perché è proprio il matrimonio l’ Istituzione massima del patriarcato, che legittima qualsiasi autorità dell’uomo-marito sulla donna. Il suo rifiuto, il rifiuto di non riconoscere il figlio o di non sposarla, la porta ad essere un’emarginata, declassata dal ruolo di moglie-schiava-suddita, a quella di scarto sociale e culturale.

Oggi le donne single in Cina che hanno figli da non sposate vengono multate, e non possono godere dell’assicurazione riproduttiva pagata dallo Stato. In Tunisia solo agli uomini spetta la potestà sui figli, e tenere un figlio fuori dal matrimonio per molte donne tunisine equivale ad essere ripudiate e cacciate di casa. (2) In Marocco le donne che decidono di tenere un figlio concepito fuori dal matrimonio possono scontare anche fino a un anno di prigione.(3)

L’ISLANDA: l’ISOLA DEI DIRITTI DELLE DONNE

L’Islanda ribalta la situazione di tanti Paesi, spazzando via ogni stigma e tabù: ” è la Nazione con il più alto tasso di madri single al mondo: quasi due terzi dei bambini nascono da mamme senza un compagno. La prevalenza e l’accettazione della monogenitorialità, unita a una solida rete di sicurezza sociale e ai benefici collegati, possono spiegare perché in Islanda, diversamente da quanto accade in altri Paesi, le madri single godono possono contare su maggiore supporto e indipendenza nel cercare la soddisfazione personale, professionale o nel proseguire gli studi.” (4)

Cio’ che rende l’Islanda un paese così femminista e avanzato è la forza, la determinazione, la consapevolezza delle donne stesse: le donne hanno diritti sul proprio corpo e la propria immagine, l’aborto è legale , gli strip club sono proibiti, gli abusi sulle donne vengono severamente puniti, i casi di violenza domestica quasi sempre denunciati, è reato pagare di meno le donne rispetto agli uomini, la donna in Islanda può decidere di essere una madre single, crescere un figlio senza un compagno, sposarsi con un’ altra donna e adottare figli, vivere una relazione perfettamente senza questa usanza del matrimonio, essere semplicemente se stessa, libera, in tutte le forme e i modi che meglio la definiscono. L’Islanda riconosce anche un terzo genere la “X” transgender, lasciando liberi i futuri cittadini di domani di definirsi sessualmente e come identità come meglio loro sentono. Senza che i genitori dalla nascita definiscano il bambino maschio o la bambina femmina attraverso un imposizione binaria etero-patriarcale.

L’ARRETRATEZZA CULTURALE E SOCIALE ITALIANA

In Italia, al contrario, essere una madre single equivale a vivere nell’assistenzialismo e anche se dal 1983 il numero di madri sole con figli è raddoppiato, secondo i dati Istat molte sono a rischio povertà.
Il numero maggiore di ragazze-madri le troviamo al Sud-Italia in testa la Sicilia, seguita da Puglia e Campania, molte di queste madri sono giovani adolescenti tra i 15 e i 19 anni.

” Per anni avere un figlio in età pre-matrimoniale è stato considerato uno scandalo. La maggior parte dei genitori ripudiavano le figlie incinte che, con o senza fidanzato, erano oggetti di maldicenze paesane e venivano comunemente chiamate “ragazze madri”. Per tutta la vita pagavano a caro prezzo l’essere diventate madri nel momento sbagliato e con il tempo le colpe ricadevano anche sui figli, considerati illegittimi.”(5)

Rispetto all’Islanda i diritti delle donne in Italia, quelli conquistati, come la legge sull’aborto sono sempre a rischio. I medici obiettori sono più del 65%. La disparità di genere colloca l’Italia tra gli ultimi paesi Europei e all’82° posto su scala mondiale. Meno pagate, ma più istruite le donne italiane rischiano licenziamenti a causa della maternità, questo è un dato emerso anche dallo sportello di ascolto della Cisl. Essere una madre single o separata, non rende migliore la vita alle donne italiane, a rischio povertà secondo i dati Istat non sono solo le ragazze madri, ma anche le tante donne che decidono di separarsi. Se l’Islanda ha avuto una passata Primo Ministro donna e omosessuale, Jóhanna Sigurðardóttir, e oggi una giovane donna ambientalista, Katrín Jakobsdóttir, nessuna donna in Italia dalla nascita della Repubblica ad oggi ha ricoperto il ruolo di Premier, meno che mai di Presidente della Repubblica. Se le donne omosessuali in Italia vivono costantemente nell’invisibilità, accontentandosi di Unioni Civili, ma non avendo né il matrimonio egualitario né la possibilità di adottare bambini, l’Islanda consente sia il matrimonio che l’adozione, e si colloca tra i paesi più gayfriendly al mondo, dove l’omosessualità è libera ed accettata mentre l’Italia si colloca solo al 26° posto tra la Namibia e il Brasile. La violenza sulle donne non è severamente punita come nell’isola nordica, come possiamo leggere continuamente dai moltissimi casi di cronaca, gli aguzzini si trovano spesso a scontare pochi anni di pena o agli arresti domiciliari per stupri. Le violenze domestiche non vengono così spesso denunciate, 8 donne su 10 preferiscono tacere. Ma l’Islanda è un Paese anche con un tasso bassissimo di criminalità e che non possiede un esercito. E se i locali di strip che mercificano la donna sono vietati, in Italia ne abbiamo di tutti gusti e colori. E per finire con la musica, come rap/trap che qui in Italia annovera cantanti con testi fortemente sessisti e violenti, in Islanda, la bravissima Bijork attacca i giornalisti con una lettera postata sul suo profilo facebook, tacciandoli di sessismo, e di prendere in considerazione la musica attraverso stereotipi di genere. Concludendo questo piccolo excursus, non può che mancare un’altra piccola considerazione. L’Islanda non è solo l’Isola dei diritti delle donne come citato sopra, è anche uno dei Paesi più meritocratici con a capo la Finlandia seguita dalla Danimarca, mentre l’Italia anche qui si colloca all’ultimo posto. E se l’Italia è già fortemente maschilista, patriarcale, pensiamo solo che l’essere così poco meritocratica in un mondo dove il Potere è esclusiva maschile, non può che discriminare doppiamente la donna, che farà ancora più fatica rispetto agli uomini in tutti gli ambiti e settori, a meno che sia essa stessa avvantaggiata o raccomandata da qualche spinta di
masculum potentia, ma come detto per la politica, mai Regina, se non ancella, o fedele collaboratrice oppressa perché citando sempre la Simone De Beauvoir: “l’oppressore non sarebbe così potente se non trovasse fedeli collaboratrici tra le oppresse.”

Conclusioni

Credo che sia molto piu’ urgente in Italia parlare alle donne, renderle piu’ libere e consapevoli. Il cambio culturale non può che passare per loro. Ma senza libertà, coraggio e assoluta consapevolezza, il femminile resterà, come lo è ormai da secoli, una costola del patriarcato, e le donne e le madri non potranno che continuare a perpetuare le leggi dell’etero-patriarcato con le loro norme, vincoli, e mancate libertà. Il cambio culturale passa per il femminile. Ma in Italia c’è tantissimo lavoro che le donne devono fare, ancor prima di contrastare la violenza e il potere maschile, su loro stesse.

(1) Essere Madre in Islanda articolo di Internazionale
(2) Essere ragazza madre in Tunisia: tra condanna sociale ed emarginazione – opiniojuris
(3) Marocco: se sei una ragazza madre vai in prigione – giornalettismo
(4) Dove la madre single non è tabù – pagina99
(5) Ragazze madri, boom nel Sud Italia – quimamme

*DIPINTO I CAMALIONI

VANDANA SHIVA: “El patriarcado destruirá el planeta si no lo frenamos”

VANDANA SHIVA Il patriarcato distruggerà il pianeta se non lo fermiamo

El sistema patriarcal capitalista. Un orden de valores que desvaloriza, esclaviza y explota a las mujeres, cuyo trabajo en casa y en el campo ha sido siempre el verdadero sostén de la humanidad. Hablo de era antropocénica, intrínsecamente destructiva de la naturaleza y de la feminidad, ligada a la violencia y la guerra. No siempre fue así: en la remota antigüedad venerábamos a diosas, representación del respeto a la Tierra Madre. Un concepto muy patriarcal: seguir conquistando y destruyendo.

fonte https://www.lavanguardia.com/lacontra/20160509/401662158815/el-patriarcado-destruira-el-planeta-si-no-lo-frenamos.html

 

Femminile: dare un genere alla lingua

Dale Zaccaria Madrid

di ACCADEMIA DELLA CRUSCA E ZANICHELLI
FONTE A QUESTO LINK
FOTO di Dale Zaccaria scattata a Madrid La Musa

Oggi il problema di genere è piuttosto d’attualità, visti i grandi cambiamenti del ruolo delle donne nella società moderna. In passato, il maschilismo costitutivo della società rendeva così improbabili certi mestieri per una donna che non c’era bisogno di declinarli al femminile. Siccome nessuna donna faceva l’avvocato o l’ingegnere o il fabbro o il sindaco non si poneva la questione di questi nomi al femminile, come non si poneva per il maschile di massaia (massaro aveva e ha un altro significato) o di casalinga.

Il genere grammaticale non coincide col sesso: la sentinella e la guardia sono grammaticalmente femminili, ma i mestieri soprattutto per maschi; contralto e soprano sono maschili ma denotano ruoli vocali soprattutto femminili (tanto che si dice anche la contralto, la soprano). Altri nomi sono ambigeneri come collega o artista o mendicante. In teoria non c’è niente di più adattabile al genere dei nomi di mestiere, che variano a seconda che li faccia un uomo o una donna; da qui la doppia morfologia, maschile e femminile, di molti suffissi che indicano attività, professione: -aio/-aia (cartolaio, verduraia), -iere/-iero/-iera (salumiere, guerrigliero, parrucchiera), -ino/-ina (imbianchino, postina), -tore/-trice (direttore, direttrice). L’italiano ha ormai accettato le coppie di nomi in cui al maschile -e corrisponde un femminile in -a e quindi usa senza problemi infermiere/iera, cameriere/iera, ragioniere/iera, consigliere/iera ecc.; non è però altrettanto disponibile ad accettare ingegnere/ingegnera e men che mai (se non scherzosamente) carabiniere/carabiniera.

Oggi la questione del genere si pone con particolare risalto per i nomi di certi lavori in passato preclusi alle donne. Il tempo riesce ad acclimatare al femminile o al maschile, purché grammaticalmente corretto, qualsiasi nome. Facciamoci caso: non abbiamo nessun problema a dire la preside (nome ambigenere), ma c’è qualche ritegno a dire la presidente o la vigile o la giudice. Eppure nomi di mestiere da participi presenti al femminile ce ne sono molti in italiano (la badante, la dirigente, la cantante…) e quindi non dovrebbe esserci alcun imbarazzo per la presidente. E così dovrebbe essere per la vigile e la giudice, nomi che per forma ammettono tranquillamente il femminile.

La grammatica insomma è condizionata dalla cultura, e questa è maschile anche oggi. Succede per di più che il suffisso del femminile -essa sia avvertito come spregiativo in certe giunzioni, specie quando è disponibile grammaticalmente un femminile standard, come in deputato/deputata/deputatessa. Se non c’è (ormai) alcuna traccia di svalutazione in -essa di dottoressa (così detta «per ischerno» secondo il secentesco Vocabolario della Crusca) o professoressa, professioni molto o soprattutto diffuse tra le donne, e men che mai ce n’è in nobili parole antiche come baronessa, contessa, duchessa, principessa, il nome sindachessa suona spregiativo ed è perciò sconsigliabile; non parliamo di ministressa e, in parte, anche di soldatessa, tanto più che esistono alternative normali e non connotate (ministra è impeccabile linguisticamente e socialmente, esattamente come maestra, e non parliamo di soldata). Invece col suffisso -trice (variante femminile di -tore) non c’è rischio di svalutazione e quindi ambasciatrice, direttrice, scrittrice, pittrice, attrice non fanno problema.

La resistenza del maschile o la renitenza al femminile è tale, per certi mestieri, che non si forma un femminile neppure quando sarebbe semplice e normale formarlo: non si vede perché come da maestro si è fatta maestra senza scandalo, da soldato soldata, da sindaco sindaca, per non dire di magistrata (va un po’ meglio per avvocata, attributo della Madonna, insidiato nella professione da avvocatessa).

In effetti i primi segnali emergono anche dai dizionari che sempre più rendono conto di questa variazione nel genere dei nomi di mestiere o professione, come risulta bene dalla voce femminile dello Zingarelli.

È vero però che a volte si può esagerare nel ristabilire la parità tra i generi. Certi nomi sono riferiti alla persona e alla carica. Presidente della Repubblica può essere il titolo di chi ricopre questa carica, quanto la carica stessa. In questo secondo caso si usa il maschile come genere «non marcato» e quindi più adatto ad esprimere qualcosa che non è né maschile né femminile. Spesso però la distinzione tra titolo e carica è sottile: amministratore delegato individua una persona o una funzione e quindi è possibile l’amministratrice delegata? Più si è nei dintorni delle proprietà di una persona e più è intuitiva la concordanza al femminile; ad esempio, se dico che interviene a una cerimonia «Maria Rossi, AD dell’azienda XY», sarebbe meglio scrivere «Maria Rossi amministratrice delegata di XY» che non «amministratore delegato di XY». Ma non si usa. O solo con molta esitazione. Però qui il tempo porterà certo (buon) consiglio.

L’assenza di meritocrazia in Italia

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A Luigi Di Maio

Caro Ministro perché nessun politico parla di merito e meritocrazia in questo paese? Siamo gli ultimi in Europa, preceduti dalla Spagna. Io credo che se azzerassimo le raccomandazioni e le pratiche clientelari in ogni settore questo paese rinascerebbe. Dando valore al merito al talento alla preparazione e all’ingegno. E restituendo la giusta dignità e natura alla parola conoscenza che non equivalga più arrivo da qualche parte perché conosco. Un paese che non dà spazio al merito al talento all’ingegno alla preparazione è un paese finito, morto. La ringrazio.

fonte foto Ildenaro.it

DANNI ALLA SALUTE: appello internazionale degli studiosi contro il 5G

Appello internazionale degli scenziati danni alla salute 5g

Telecommunications companies worldwide, with the support of governments, are poised within the next two years to roll out the fifth-generation wireless network (5G). This is set to deliver what is acknowledged to be unprecedented societal change on a global scale. We will have “smart” homes, “smart” businesses, “smart” highways, “smart” cities and self-driving cars. Virtually everything we own and buy, from refrigerators and washing machines to milk cartons, hairbrushes and infants’ diapers, will contain antennas and microchips and will be connected wirelessly to the Internet. Every person on Earth will have instant access to super-high-speed, low- latency wireless communications from any point on the planet, even in rainforests, mid-ocean and the Antarctic.

segue >>> https://www.globalresearch.ca/international-appeal-stop-5g-on-earth-and-in-space/5666602

“No alle false informazioni sul clima. Il riscaldamento globale è di origine antropica”

Dipinto I Camalioni

Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Consiglio dei Ministri

7 luglio 2019

IL RISCALDAMENTO GLOBALE È DI ORIGINE ANTROPICA

È urgente e fondamentale affrontare e risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei, e decida di agire sui processi produttivi ed il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050.

Tale risultato deve essere raggiunto per i seguenti motivi:

  1. Dati osservati provenienti da una pluralità di fonti dicono che il sistema Terra è oggi sottoposto a variazioni climatiche molto marcate che stanno avvenendo su scale di tempo estremamente brevi;
  2. Le osservazioni indicano chiaramente che le concentrazioni di gas serra in atmosfera, quali l’anidride carbonica e il metano, sono in continua crescita, soprattutto a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in seguito ad un utilizzo sempre più massiccio di combustibili fossili e al crescente diffondersi di alcune pratiche agricole, quali gli allevamenti intensivi;
  3. Le misure dell’aumento dei gas-serra e delle variazioni del clima terrestre confermano ciò che la fisica di base ci dice e quanto i modelli del sistema Terra indicano: le attività antropiche sono la causa principale dei cambiamenti climatici a scala globale cui stiamo assistendo;
  4. Migliaia di scienziati che studiano il clima del sistema Terra, la sua evoluzione e le attività umane, concordano sul fatto che ci sia una relazione di causa ed effetto tra l’aumento dei gas serra di origine antropica e l’aumento della temperatura globale terrestre, come confermato dai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che riassumono i risultati pubblicati dalla comunità scientifica globale;
  5. I modelli numerici del sistema Terra basati sulle leggi della fisica sono gli strumenti più realistici che abbiamo a disposizione per studiare il clima, per analizzare le cause dei cambiamenti climatici osservati e per stimare possibili scenari di clima futuro; questi modelli sono sempre più affidabili grazie all’accrescimento della rete di osservazioni utilizzate per validare la loro qualità, al miglioramento della nostra conoscenza dei fenomeni che influenzano il clima e alla disponibilità di risorse computazionali ad alte prestazioni;
  6. L’esistenza di una variabilità climatica di origine naturale non può essere addotta come argomento per negare o sminuire l’esistenza di un riscaldamento globale dovuto alle emissioni di gas serra; la variabilità naturale si sovrappone a quella di origine antropica, e la comunità scientifica possiede gli strumenti per analizzare entrambe le componenti e studiare le loro interazioni;
  7. Gli scenari futuri “business as usual” (cioè in assenza di politiche di riduzione di emissioni di gas serra) prodotti dai tutti i modelli del sistema Terra scientificamente accreditati, indicano che gli effetti dei cambiamenti climatici su innumerevoli settori della società e sugli ecosistemi naturali sono tali da mettere in pericolo lo sviluppo sostenibile della società come oggi la conosciamo, e quindi il futuro delle prossime generazioni
  8. Devono essere pertanto intraprese misure efficaci e urgenti per limitare le emissioni di gas serra e mantenere il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici ad esso associati al di sotto del livello di pericolo indicato dall’accordo di Parigi del 2015 (mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e perseguire sforzi volti a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C);

Queste conclusioni sono basate su decine di migliaia di studi condotti in tutti i paesi del mondo dagli scienziati più accreditati che lavorano sul tema dei cambiamenti climatici. È sulla base di queste conclusioni che vanno prese decisioni importanti per la lotta ai cambiamenti climatici piuttosto che su documenti, come la lettera datata 17 giugno e firmata da un gruppo formato quasi esclusivamente da non-esperti sulla scienza dei cambiamenti climatici (come comprovato dai loro curricula di pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali), in cui è stato messo in discussione con argomentazioni superficiali ed erronee il legame tra il riscaldamento globale dell’era post-industriale e le emissioni di gas serra di origine antropica (‘Petizione sul riscaldamento globale antropico, datata 17 giugno 2019).

Concludiamo riaffermando con forza che il problema dei cambiamenti climatici è estremamente importante ed urgente, per l’Italia come per tutti i paesi del mondo. Politiche tese alla mitigazione e all’adattamento a questi cambiamenti climatici dovrebbero essere una priorità importante del dibattito politico nazionale per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni.

Questa lettera è stata iniziata da Roberto Buizza (Fisico/matematico, Prof. Ordinario di Fisica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) il 3 luglio 2019, e ad ora (22.51 del 10 luglio 2019) è stata firmata da un Comitato Promotore di 300 persone di scienza e cultura, tra cui moltissimi esperti di fisica del sistema Terra e del clima.

Il comitato promotore è composto da 300 persone di scienza e cultura, tra cui moltissimi esperti di fisica del sistema Terra e del Clima.

Scarica l’allegato alla pagina per vedere l’elenco completo dei firmatari.

fonte https://www.santannapisa.it/it/news/no-false-informazioni-sul-clima-piu-di-200-scienziati-e-intellettuali-aderiscono-alla-lettera

* “No alle false informazioni sul clima. Il riscaldamento globale è di origine antropica” è la lettera aperta promossa da Roberto Buizza, fisico all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore dell’iniziativa federata sulla climatologia con Scuola Normale Superiore e Scuola IUSS Pavia, che dal 7 luglio ha raccolto 300 adesioni da parte di scienziati e intellettuali.

** foto dipinto I Camalioni ” L albero della vita ” opera realizzata da: Rosalba Scalta, e  Francesco Marasco, dimensioni 200x 150 cm acrilico su legno.

 

Omaggio a Franca Rame a 90 anni dalla sua nascita – Spazio Alda Merini MILANO

Locandina aggiornata Franca RAME per ANTONELLA PENATI DALE ZACCARIA
L’ Associazione Federico nel cuore
con il patrocinio della Compagnia Teatrale FO-RAME C.T.F.R

presentano

OMAGGIO A FRANCA RAME

SERATA OMAGGIO A UNA GRANDE DONNA E ARTISTA CHE HA SPESO LA SUA INTERA VITA nella battaglia civile sociale e politica accanto agli ultimi, alle donne, alle persone piu’ bisognose ed emarginate a 90 anni della sua nascita.

Interverranno

ANTONELLA PENATI Presidente Associazione Federico nel cuore

DIANA DE MARCHI Presidente Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili Comune di Milano

DALE ZACCARIA scrittrice giornalista e performer
NEL SUO AMORE reading performativo con poesie dedicate a Franca Rame al pianoforte FEDERICA PALMA

a seguire proiezione del video
COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA di Franca Rame e Dario Fo

Sottoscrizione prezzo euro 10,00 con APERITIVO
confermare la VS partecipazione a

Ufficio stampa Associazione Federico nel cuore Onlus
federiconelcuorepress@gmail.com
Tel 345.0066295

La mercificazione e commercializzazione della moralità di Zygmunt Bauman

Zygmunt-bauman

di ZYGMUNT BAUMAN

Vogliamo godere di una vita ricca, abbiente, il che ci ha orientati ad assumere come principale indicatore l’acquisto, lo shopping. Pare che tutte le strade che portano alla felicità portino ai negozi. Ciò sottopone il sistema economico, e più in generale il nostro pianeta, ad una pressione enorme. Ciò è disastroso per le nuove generazioni; è evidente che stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi, sulle spalle dei nostri figli. Possiamo trovare delle alternative alla crescita della produzione e dei consumi per trovare soddisfazione, in definitiva per essere felici? Ciò è necessario se non vogliamo distruggere il nostro habitat e generare fenomeni catastrofici come le guerre. I livelli attuali di consumo sono già insostenibili dal punto di vista ambientale ed anche economico. L’idea della prosperità al di fuori delle trappole del consumo infinito viene considerata un’idea per pazzi o per rivoluzionari. Jackson dice che ci sono delle alternative: le relazioni, le famiglie, i quartieri, le comunità, il significato della vita. Ci sono enormi risorse di felicità umana che non vengono sfruttate. La maggior parte delle politiche realizzate nel mondo dai governi va esattamente nella direzione opposta. Queste politiche raramente vanno al di là della prossima scadenza elettorale, raramente guardano a ciò che succederà fra 20 o 30 anni. Assistiamo ad un processo di mercificazione e commercializzazione della moralità. I mercati sono abituati ad orientare i bisogni umani, bisogni che in passato non erano soddisfatti dal mercato. Questo è ciò che io indico con l’espressione ‘commercializzazione della moralità’. Il nostro reale bisogno dovrebbe essere prenderci cura dei nostri cari. Credo che tutti noi qui in sala ci sentiamo in colpa perché non riusciamo a trascorrere abbastanza tempo con i nostri cari. 20 anni fa il 60% delle famiglie americane si ritrovava attorno allo stesso tavolo per cenare. 20 anni dopo solo il 20%. Le persone sono più occupate con il loro cellulare, il loro ipad e così via. La nostra vita quotidiana è profondamente cambiata, a causa anche delle tecnologie, che hanno sicuramente prodotto delle cose positive, ma hanno anche creato dei danni collaterali. Se oggi usciamo senza cellulari ci sentiamo nudi. Il confine fra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla famiglia è sfumato. Siamo sempre al lavoro, abbiamo l’ufficio sempre in tasca, non abbiamo scuse. Dobbiamo lavorare a tempo pieno. E più si sale nella scala gerarchica meno tempo per sé si ha. Si è sempre in servizio. Ovviamente i mercati e il consumismo non possono riparare questa situazione; possono però aiutarci a mitigare la nostra cattiva coscienza, e lo fanno spingendoci verso l’acquisto, lo shopping, il mercato. Al tempo stesso disimpariamo altre abilità ‘primarie’. Ad esempio a riconoscere il dolore, il dolore morale, che è molto importante, perché esso è un sintomo, ci aiuta a riconoscere la fragilità dei legami umani. Improvvisamente abbiamo persone che hanno migliaia di amici in internet; ma in passato dicevamo che gli amici si vedono nel momento del bisogno, e questo non è esattamente il caso degli amici che abbiamo in internet. Fino a quando il nostro senso morale verrà mercificato, l’economia crescerà perché messa in moto dai bisogni umani e dai desideri che è chiamata a soddisfare, bisogni e desideri apparentemente ‘buoni’, come dimostrare l’amore per gli altri. I grandi economisti del passato sostenevano che i bisogni sono stabili, e che una volta soddisfatti tali bisogni possiamo fermarci e godere del lavoro fatto. C’era la convinzione che alla fine del percorso avviato con l’inizio della modernizzazione si avrebbe avuto un’economia stabile, in perfetto equilibrio. Successivamente si è presa una strada diversa. Si è inventato il cliente. Si è capito che i beni non hanno solo un valore d’uso, ma anche un valore simbolico, sono degli status symbol. Non si acquistava più un bene perché se ne ha bisogno, ma perché si ‘desidera’. L’obiettivo quindi diventava sviluppare sempre nuovi desideri negli esseri umani. Ma anche i desideri ad un certo punto si scontrano con dei limiti. Così, il limite è stato superato mercificando la moralità: non ci sono limiti all’amore, non ci sono limiti all’affetto che vogliamo dimostrare agli altri. Responsabilità incondizionata, condita da incertezze e ansie: questo è il motore del consumismo odierno, questo l’impulso che ci spinge a fare sempre di più, a produrre sempre di più. Ma ciò non è possibile, le risorse sono sempre limitate. Forse il momento della verità è vicino. Ma possiamo fare qualcosa per rallentarlo: intraprendendo un cammino autenticamente umano, un cammino fatto di reciproca comprensione.

Zygmunt Bauman – intervento per il festival dell’economia di Trento
foto fonte independent.co.uk

Perché la società ha bisogno di bellezza d’ amore e di poesia per essere migliore di Pierre Rabhi

DALE ZACCARIA I CAMALIONI

La società cosiddetta moderna si basa sulla vanità, sul miracolo
della tecnologia, ma questo miracolo della tecnologia non significa intelligenza
bisogna reagire mettendo nello spirito materiale lo spirito della poesia
perché noi siamo un mondo pratico, ma l’umanità è completamente incarcerata
in una macchina infernale. E c’è stupidità. Il progresso reale è quello
che eleva l’umanità. Che instaura la bellezza. La concordia e la pace tra gli uomini.
Che sopprime gli antagonismi stupidi che sono solo infantili, nella dinamica
dell’essere piu’ forte di un altro. Una arma è piu’ forte dell’altra. Si imprigiona completamente
la creazione e viene meno l’innocenza. Pierre Rabhi

Pensiero Attivo

“Il difficile non è scriverla la poesia, quanto trovarla, mantenerla, farla vivere nei propri occhi, nel proprio cuore, nella propria vita” Dale Zaccaria

“L’oppressore non sarebbe così potente se non trovasse fedeli collaboratrici tra le oppresse” Simone de Beauvoir

“Ho imparato due cose importanti che dovrebbero essere ancora basilari nel mondo dello spettacolo e nella vita: la dignità e il rispetto di se stessi e degli altri” Franca Rame

“In Italia c’è il mancato riconoscimento del merito, il fatto che se hai talento ti ostacolano. Il talento diventa un elemento che va a rompere gli equilibri di mediocrità e compromesso di un sistema clientelare, dove la parola conoscenza equivale a raccomandazione” Dale Zaccaria

“Una società sana premia il merito, punisce i mascalzoni e investe nell’istruzione ” Milena Gabanelli

Partnership Libreria Amica: LIBRERIA ANTIGONE DI MILANO: Nata a giugno 2016, la libreria Antigone è specializzata in tematiche Lgbtqi+ femminismi e studi di genere. Un piccolo luogo di ritrovo con un grande intento: fornire strumenti per capire, educare, crescere.